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La meravigliosa lampada di Paolo Lunare

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Un libro con un titolo così non si può non leggere, diciamocelo, almeno per me è stato così; il titolo mi è rimasto nella mente vari giorni fino a che mi sono deciso a comprare il libro, e poi, con tempi calassiani, l’ho letto dopo un certo numero di mesi. In tutto questo lasso di tempo il titolo mi si è scomposto e ricomposto nella mente, giocando sul lunare, sarà un aggettivo riferito alla lampada, o sarà riferito a Paolo? Sarà il protagonista ad essere meraviglioso, o la Luna?... o la lampada? Alla fine, complice una giornata di meritato riposo, mi sono immerso in questo mondo, lunare sin da subito. Infatti, troviamo il protagonista nel suo laboratorio-garage ad armeggiare di notte attorno ad una lampada. L’intento del protagonista, Paolo, è creare una lampada che riproduca la luce esattamente com’è quella del Sole, e lo fa avvalendosi di un progetto basato su uno schema di sudoku. Ovvero ricreare quanto di più mutevole e cangiante basandosi su uno schema fisso e univoco. Intanto la moglie, Petra, ogni sera finisce con l’addormentarsi sul divano, un libro fra le mani, domandandosi cosa avrà da armeggiare tutto quel tempo il marito nel garage. Creare la lampada capace di emettere luce solare è l’idea di Paolo Lunare per fare un regalo alla moglie per sorprenderla e soddisfare un suo desiderio. E da queste due righe emerge la forza del romanzo: una visione speculare, la convivenza di due opposti che in realtà sono una unicità riflessa in un gioco di specchi. La lampada che Paolo costruisce con intenti solari, in realtà emana una luce lunare, ma ben sappiamo che la luna non produce luce ma la riflette, da questo concetto nasce una delle metafore su cui si regge la narrazione. Nulla esiste in sé, si è sempre legati al riflesso di qualcun altro, sia esso in positivo, come può essere un legame, sia esso negativo, come una menzogna o una omissione che consente il legame. In più la luce lunare è in grado di mostrare i cari defunti nell’atto di emendare qualcosa che li ha tormentati in vita, un’omissione, una menzogna, un abbandono.

Soprattutto la narrazione ruota attorno all’idea della menzogna: Petra, ha costruito la sua vita e il legame con Paolo basandola su delle bugie. Al contrario Paolo ha sempre avuto un animo sincero.

Finché la meravigliosa lampada non è completa.

Così Paolo viene a sapere che tutta la sua vita è stata avvolta da una menzogna; al contrario la menzognera Petra scopre nel suo passato la dolcezza della verità che si era sempre ostinata a ignorare. Il repentino cambio di prospettiva mette in crisi la coppia fino a che i due coniugi si separano. Il primo dei due a mancare sarà Paolo, ma grazie alla meravigliosa lampada, Petra non lo perderà del tutto.

Come traspare da queste poche note il libro è connotato dall’alternanza tra buio e luce, tra verità e menzogna, ma anche tra amore e non amore e quanto entrambi i sentimenti siano intimamente collegati in una sorta di equilibrio precario che però permette a tutto di funzionare. Di fatto verrebbe da pensare a questi elementi come statici, opposti e a sé stanti, in realtà la soluzione ce la fornisce proprio l’autore con la formula che Paolo adotta per fabbricare la meravigliosa lampada: uno schema del sudoku. E così bugia e verità, odio e amore, eccetera vanno dosati sulle coordinate delle caselle, e l’unione di tutti gli elementi dà in qualche modo la formula magica che fa funzionare un’esistenza.

Ma al di là di questa alchimia esistenziale la linea più luminosa della narrazione è proprio la convivenza con la menzogna, e su quanto sia conveniente che certi aspetti restino nel buio, in fondo costruire una lampada per illuminare gli angoli bui dell’esistenza è un azzardo, non si sa che cosa si potrebbe scoprire: Paolo vuole donare a Petra una fonte di luce solare ma la moglie, che cela nell’ombra parti di sé, ad ogni accenno alla parola rivelazione, o scoperta, ha un trasalimento; teme che ciò che è nascosto venga alla luce. In fondo Paolo vorrebbe che tutto fosse luminoso ed esposto alla vista, non teme i proverbiali scheletri nell’armadio, tuttavia, alla prima accensione della lampada scopre una verità sconvolgente sulla sua vita, verità che inizia a scombinare tutti gli equilibri su cui si era basato. E notte dopo notte Paolo e Petra, usando la meravigliosa lampada portano alla luce le verità nascoste del loro passato, finché Paolo, con una bugia, interrompe questa ascesa della coppia verso la luce. E da qui giunge l’anima della narrazione racchiusa in una sorta di interrogativo esistenziale: quanto influisce la menzogna, e con essa l’ombra entro la quale la si nasconde, sulla nostra vita? L’esistenza è un tentativo di espiazione delle menzogne e delle omissioni di cui ci si macchia o è piuttosto un arrabattarsi affinché ciò che è celato resti tale? A tutte queste domande Cristò dà una risposta nell’ultimo capitolo che si apre come un idillio ma dal quale non c’è scampo, fino a che la menzogna non viene risolta. Così l’amore, emendato dalle manchevolezze e dai segreti si fa puro, quello di due anime, al di là del tempo, capace di attraversare il confine tra la vita e la morte. E forse è proprio nel perdono che si vive l’amore più intenso.

Allo stesso modo, spero, mi verranno perdonate le mie lungaggini, che invece l’autore, il bravo Cristò, non si permette, costruisce tutto questo bellissimo mondo in poche pagine, meno di cento e, come scritto nella bandella del libro, (il libro è per) chi ritiene che un centinaio di pagine non basti per raccontare un mondo.

In chiusura mi soffermo sulla bellezza dello stile dell’autore che proprio nella concisione dell’opera riesce a costruire dei passaggi di semplice ma notevole bellezza. Senza rinunciare all’eleganza delle costruzioni, riesce a mettere sul foglio uno stile asciutto e assai personale.

 

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